venerdì 22 febbraio 2013

PIXEL

I PIXEL

Il termine pixel ( picture element) indica ciascuno degli elementi puntiformi che compongono un'immagine raster digitale.

Nelle immagini informatiche, solitamente, i punti riprodotti non sono distinguibili ad occhio nudo apparendo fusi in un'unica immagine quando vengono stampati su carta o visualizzati su un monitor. Ciascun pixel, che rappresenta il più piccolo elemento dell'immagine, è caratterizzato dalla propria posizione e da valori quali colore e intensità variabili in funzione del sistema di rappresentazione adottato.

Il pixel si considera come un insieme di dati cromatici nell'ambito del software, mentre quando si è in ambito hardware  si tratta di componenti elementari d'immagine rappresentati su supporti fisici  sui quali questi formano un'immagine completa. Qui il più piccolo elemento dell'immagine è chiamato «dot» o punto.L'immagine è quindi formata dall'insieme di questi punti (componenti elementari d'immagine),derivanti da un preciso valore cromatico dato dal pixel.
In informatica, un'immagine composta da pixel è conosciuta come immagine bitmap o raster.

Risoluzione


La risoluzione di un'immagine indica il numero di pixel di quell'immagine e determina la quantità di dettagli fini che possono essere rappresentati.  Per l'indicazione del numero di pixel da cui è costituita una immagine sono in uso diverse convenzioni per diverse tecnologie specifiche. Per esempio, il numero di pixel di cui è costituita l'immagine prodotta da una fotocamera digitale viene espresso come un singolo valore, in megapixel (milioni di pixel), mentre il numero di pixel di un display viene in genere espresso come un prodotto (pixel in altezza per pixel in larghezza), per esempio 640 × 480.

Nella riproduzione, ad esempio su un monitor, dei «dots», punti, colorati che formano un'immagine digitale, questi vengono spesso chiamati anch'essi pixel e possono non essere in corrispondenza uno-a-uno con i dati dei pixel registrati nel file d'immagine digitale. Vi sono casi in cui questa distinzione è importante, come nella determinazione della risoluzione di una scheda video di un PC in funzione del numero di «dots» del monitor ad essa collegato.


Bits per Pixel 

Il numero di colori distinti che possono essere rappresentati da un pixel dipende dal numero di bit per pixel (BPP). Valori comuni sono:
  • 8 bpp (256 colori);
  • 16 bpp (65.536 colori)
  • 24 bpp (16.777.216 colori)
Immagini composte da 256 colori o meno, vengono normalmente immagazzinate nella memoria video del computer,  dove un pixel in memoria è l'indice di una lista di colori che vanno a costituire la tavolozza. Queste modalità sono quindi chiamate modalità indicizzate. Mentre vengono mostrati solo 256 colori, questi sono presi da una tavolozza molto più ampia, tipicamente di 16 milioni di colori. Cambiare i valori della tavolozza permette una specie di effetto animato.Per profondità di colore più ampie di 8 bit, il numero è il totale dei tre componenti RGB (rosso, verde e blu). Una profondità di 16 bit viene di solito divisa in cinque bit di rosso e blu e sei di verde, (il verde ha più bit perché l' occhio e più sensibile a quel colore). Una profondità di 24 bit permette 8 bit per componente. Su alcuni sistemi è disponibile una profondità di 32 bit: questo significa che ogni pixel a 24 bit ha 8 bit extra per descrivere l'opacità Sui sistemi più vecchi è comune il formato a 4 bpp (16 colori).
Quando un file immagine viene mostrato a video, il numero di bit per pixel viene espresso separatamente per il file raster e per lo schermo. Alcuni formati di fileraster, hanno una grande profondità in bit rispetto ad altri. Il formato GIF, ad esempio, ha una profondità massima di 8 bit. Non ci sono monitor che possano rappresentare colori a 48 bit, e quindi questa profondità viene di solito usata per applicazioni professionali specializzate che lavorano con scanner di immagini o stampati.

IL CLARINETTO


 IL CLARINETTO....


 


 Storia

Il clarinetto è uno strumento musicale a fiato ad ancia semplice, appartenente alla famiglia dei legni. Altri strumenti appartenenti alla stessa famiglia sono l'oboe, il sassofono, il fagotto..
Il clarinetto ha una lunga storia, infatti lo strumento più antico che adotta il principio dell'ancia semplice è il memet egiziano, costituito da una coppia di canne e conosciuto dal 2700 a.c. Vero e proprio predecessore del clarinetto è consideratro lo chalumeau costituito da un tubo cilindrico di canna, che fu modificato attorno al 1690 da parte di Joahnn Christian Denner, un artigiano di Norimberga. Lo strumento di Denner aveva sei fori anteriori e uno posteriore e due chiavi chiuse, una posta sopra i fori anteriori e l'altra su quello posteriore, che chiudevano altri due fori. Successivamente Denner e i suoi figli hanno spostato il foro della chiave posteriore e lo hanno rimpicciolito per poterlo utilizzare sia come chiave del Sib, sia come foro portavoce, aprendo quindi le porte del registro superiore o "registro di clarino".
Il termine clarinetto appare per la prima volta nel 1732 nel "Musicalishes Lexicon" di Johan Gottfried Walther in cui è scritto: "Sentito a distanza, esso suona piuttosto come una tromba". Ciò spiega il nome clarinetto derivato da clarino, termine oggigiorno utilizzato impropriamente, che indica uno strumento appartenente alla famiglia delle trombe. Il clarinetto ebbe un suono penetrante probabilmente fino al principio dell'Ottocento; da questo momento in poi si sono affermati vari metodi di studio del clarinetto che prevedono un suono più dolce e ovattato.
Un passo importante è stato fatto da Ivan Müller, un musicista parigino nato in Russia. Müller costruì un clarinetto dalle caratteristiche rivoluzionarie. Il suo strumento aveva tredici chiavi con un nuovo tipo di cuscinetti e con i fori cigliati. Quello di Müller è stato il primo clarinetto a poter suonare in tutte le tonalità.il clarinetto di Müller ha posto le basi al clarinetto tedesco.
Successive modifiche al clarinetto sono state apportate da Klosé (1839)che introdusse sul flauto le chiavi ad anello. Klosé adottò gli anelli sul clarinetto, adottò i fori cigliati di Müller e aggiunse nuove chiavi per un totale di diciassette. Oggi è il tipo di clarinetto più diffuso.
Al clarinetto di Müller gli anelli sono stati applicati da Carl Bärmann. Poi Oskar Oehler modificò la posizione delle chiavi adattandole alle caratteristiche delle mani e migliorando quelle acustiche. Questo è il clarinetto attualmente utilizzato in Germania e, con piccole differenze, in Austria.
Il clarinetto è tuttora sottoposto a miglioramenti tecnici. Si cerca di ottenere caratteristiche acustiche sempre migliori e maggiore maneggevolezza da parte degli esecutori. Tra i contemporanei che più di altri si sono cimentati nel migliorare lo strumento sono da ricordare il clarinettista Rosario Mazzeo e lo svizzero Renè Hagmann.

 
CARATTERISTICHE...
 
 Il clarinetto è diviso in cinque parti,
 unite ad incastro  con  guarnizioni in sughero.

Partendo dall'alto, lo strumento inizia con il bocchino corredato di ancia e legatura. Il bocchino è l'imboccatura adatta a produrre le vibrazioni sonore. I materiali più usati oggi per bocchini di buona qualità sono l'ebanite, il cristallo ed il legno.
 


Segue il barilotto, che fa risuonare le vibrazioni.
La parte centrale è costituita dal corpo superiore e dal corpo inferiore, sebbene oggi alcuni clarinetti li presentino uniti. Su questi due corpi sono presenti ventiquattro fori di dimensioni differenti: sette fori, di cui sei circondati da anelli, vengono chiusi dalle dita, mentre gli altri vengono chiusi dai cuscinetti, azionati dagli anelli oppure dalle diciassette o diciotto chiavi (a seconda del modello). Tramite la chiusura e l'apertura dei fori della parte centrale, viene modificata la lunghezza della colonna d'aria vibrante in modo da                                             ottenere i suoni dell'intonazione desiderata.

Lo strumento termina con la campana, che dà ulteriore risonanza ai suoni.

Poiché provvisto di una cameratura sostanzialmente cilindrica, il clarinetto produce suoni una quinta più gravi di uno strumento di eguale lunghezza ma provvisto di cameratura conica.

 

 

Materiali


Legno


Il legno tradizionalmente utilizzato per costruire il clarinetto è l'ebano che conferisce il caratteristico colore nero.
Ogni tipo di legno conferisce caratteristiche peculiari alla sonorità dello strumento con esso costruito, oltre ad avere differenti caratteristiche di lavorabilità e durata nel tempo.

Ebanite


L'ebanite è ottenuta dal processo di vulcanizzazione della gomma, è impiegata nella costruzione di clarinetti anche di livello professionale. Ha un costo molto competitivo rispetto ai legni pregiati, che devono essere selezionati e ben stagionati.
Secondo alcuni l'ebanite è un materiale superiore al legno, poiché consente di ottenere clarinetti con un suono di alta qualità, con in più il vantaggio di una grande durata nel tempo ed insensibilità alle variazioni di umidità (i clarinetti in ebanite o materiale plastico sono spesso usati nelle bande, o comunque all'aperto, in quanto non temono condizioni atmosferiche che per il legno sarebbero avverse).

Altri materiali


I clarinetti in passato erano costruiti anche con materiali oggi meno impiegati quali il metallo, considerato valido per il bel suono e il costo basso. Ad ogni modo studi fisici hanno successivamente dimostrato che il suono del clarinetto dipende in misura piuttosto bassa dal materiale con cui è costruito lo strumento ma soprattutto dipende dal tipo di ancia utilizzata che dà particolari caratteristiche al suono.